Dottrine cristologiche dei primi secoli

Voce principale: Cristologia.

Le dottrine cristologiche dei primi secoli sono insegnamenti teologici riguardanti la definizione della natura di Gesù Cristo, la sua divinità, i suoi rapporti con la tradizione giudaica e con il monoteismo precristiano, tutti punti di un complesso di dottrine che costituiranno la cristologia. Una volta raggiunto un certo grado di consolidamento dottrinale e di istituzionalizzazione ecclesiastica, le dottrine marginali vennero giudicate eterodosse e considerate eresie dalla maggior parte delle Chiese cristiane e negli scritti dei Padri della Chiesa.

Nei primi secoli dell'era cristiana i movimenti che sostenevano le più importanti di queste dottrine diedero luogo a organizzazioni ecclesiastiche che, non coincidendo con quelle della maggioranza istituzionalizzata[E perché? Le dottrine cristologiche furono forse solo quelle delle minoranze? Le Chiese maggioritarie forse che non avevano dottrine cristologiche?!], sono state definite come "chiese scismatiche". La loro esistenza acquistò rilevanza politica quando Costantino I cercò di ricostituire l'unità culturale e politica dell'impero romano attorno alla "nuova" religione cristiana. Allo scopo di sedare le discordie radicate nella comunità cristiana egli convocò il Concilio di Nicea del 325, che rappresentò un momento importante di confronto, essendo stato il primo concilio della cristianità.

L'esempio più significativo di dottrina cristologica che acquistò rilevanza politica è l'arianesimo, adottato dai regni romano-barbarici come quello Longobardo dopo che esso era stato condannato nell'Impero Romano.

Dispute dottrinali durante uno dei primi concili dell'era cristiana (da un'incisione del 1870)

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